Stanze fotogeniche, di Francesca Agostinelli
Stanze fotogeniche
Rullini, pinzette, bacinelle, caricatori di diapositive, spirali di caricamento della pellicola, ‘telaietti’.
Sono questi gli oggetti di un passato fotografico che Stefano Tubaro raccoglie e posiziona su carta per rilanciare, off camera, identità nuove. L’esposizione multipla (alla luce) crea moltiplicazione fantastica che narra di regole che furono, di storie nuove, di invenzione. E narra di una passione grande, quella dell’autore, per la fotografia.
Nascono pezzi unici che conoscono il corrispettivo positivo in una genetica volta a condurre il riguardante fuori dal dato di partenza in modo da creare con fare moltiplicativo superfici, spazi… stanze.
Dove il fotografo si chiude, dopo una vita di oggettività e colore, come in un mondo fantastico per trovare la personale dimensione di avvolgimento e pensiero. Gli umili servitori dell’analogico non si leggono più, ma sono lì. Rimangono come memoria connaturata delle “stanze fotogeniche”, costruite manualmente dal fotografo come teatrini e volte, come dice il titolo, ad elevare esteticamente la realtà. Rifotografate, questa volta in digitale, rendono omaggio alla fotografia, alla sua storia materiale, al suo potere di trasformazione in termine di sogno, utopia, visione e cambiamento. Le stanze di Tubaro questo raccontano in una dichiarazione d’amore per un mondo che, cambiando, cambia il mondo nella memoria di se stesso. “Fotogenicamente”.
Francesca Agostinelli