Mostra “Il vento folle della fotografia”, Venezia

IL VENTO FOLLE DELLA FOTOGRAFIA

Un inedito percorso fotografico ideato e curato da Italo Zannier

Casa dei Tre Oci, Giudecca 43, Venezia

30 novembre 2013 > 19 gennaio 2014

Orari: tutti i giorni 10:00 > 18:00, chiuso martedì

John Szarkowski, dal 1962 al 1991 direttore Fotografia del MOMA di New York, nel suo libro L’occhio del fotografo scrisse: “La fotografia è nata tutta intera, come un organismo. La sua storia consiste nel percorso attraverso cui ne facciamo la progressiva scoperta”.

Ed è questa la stessa consapevolezza con la quale, il grande storico della fotografia, Italo Zannier ha disegnato la mostra “Il vento folle della fotografia” per la Casa dei Tre Oci. Il suo è un vero e proprio viaggio dentro l’universo sovraffollato delle immagini che subito si trasforma in un percorso armonico generato dalla magia di ciò che le immagini raccontano. Quella di Zannier sembra quasi una necessità di fare ordine nella storia della produzione della fotografia lasciando il podio al contenuto veicolato, a ciò che si vede, insomma. Per una volta, è come se gli autori delle fotografie restassero sullo sfondo. A prevalere la forza della luce, la sorpresa dell’apparizione, la magia della fotografia, appunto. Zannier sembra suggerire la necessità di mettere a punto un nuovo sguardo critico. E’ come se servissero OCCHI NUOVI per leggere una fotografia contemporanea che deve fare i conti, soprattutto, con il tema della sovrapproduzione che, nei fatti, porta alla mancata comunicazione. Ecco allora che questo suo tornare al passato è un invito alla riflessione. Un viaggio che dalle origini ci conduce ai giorni nostri portando con sé pensieri laterali importanti e portanti.

Di seguito uno stralcio della sua riflessione critica: La luce traccia immagini che s’impongono agli occhi e fanno dubitare alla ragione, se ciò che si chiama realtà non siano invece altre specie di fantasmi…” così scriveva il profeta Tiphaigne de la Roche nel 1760, fantascientifico romanziere francese, quasi ottant’anni prima dell’invenzione di Daguerre-Talbot. Il “vento della fotografia”, dal 1839 (data ufficiale dell’ annuncio dell’invenzione di Daguerre) a oggi, ossia dalla tecnologia ottico-chimica a quella elettronica, ha segnato profondamente, e velocemente, la cultura del nostro tempo, un’epoca che si può definire, senza rischi retorici, l’Era dell’Iconismo . Tutto, ma proprio tutto, è relazionato a questo “nuovo” genere d’ immagine, “fotografico” appunto, nel costante superamento, innanzitutto della manualità del disegno, offrendo tra l’altro le illusorie garanzie del suo realismo, una obbiettività considerata metaforicamente, e per molti versi convincente, quale la “verità fotografica”. “ Ho fotografato la situazione”, ad esempio, è ormai uno slogan consueto, mentre in effetti la fotografia è per se stessa “falsa” in quanto prodotto di un’ideologia, che suo mediante, acquista credibilità” dice Zannier. Fotografie in molti casi inedite o poco conosciute, scelte senza troppe preoccupazioni circa la notorietà degli autori; 60 immagini filtrate secondo il suo personale criterio estetico, nel tentativo di mettere in evidenza o comunque sollecitare una riflessione che vada oltre l‘apparenza convenzionale, cercando di capire il modo con cui il soggetto è rappresentato, quindi il suo fantasma, visualizzato di volta in volta dal fotografo.

In questa rassegna veneziana, “Il vento folle della fotografia”, ho comunque cercato di suggerire ai visitatori un itinerario meno storicistico, come a volte ho fatto, seguendo però il “divenire” espressivo e comunicativo di quest’ arte-tecnica, partendo dalle prime tracce, per passare alle applicazioni nei vari settori, dall’archeologia alla sociologia, dall’astronomia alla paesaggistica, dal pittoricismo alla sperimentazione estetica, etc. Ma con un particolare criterio di scelta, una scelta mia e ovviamente appassionata (si potrebbe dire passionale, dopo sessant’anni di dedizione), per evidenziare quanto possibile, il fiato della poesia, che spesso vive nell’intimo di queste “rigorose” immagini, oltre la raffigurazione verosimile, per divenire invece racconto, poesia. Così scrive Italo Zannier, che con questa mostra anche un po’ irriverente, vuole chiudere un suo percorso, considerandola la sua ultima mostra e dedicandola a Gabriele Basilico.

Ulteriori informazioni:

www.treoci.org

www.civitatrevenezie.it/gestione-mostre-musei-organizzazione/mostre/tre-oci-tre-mostre-giudecca-fotografia-2

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