Abitare la luce, di Claudia Foresti
ABITARE LA LUCE
Protagonista dell’edizione 2023 del Salone del Mobile.Milano, la luce rilegge e rianima gli spazi architettonici e domestici. Anche quelli dismessi, come nei conturbanti e psichedelici scatti di Stefano Tubaro
Fonte di vita, energia e visioni, la luce scolpisce edifici e disegna stanze. Delinea – e colora – prospettive impensate, chiarificanti ma anche stranianti, dando nuova vita agli spazi abitativi. Lampi cromatici e lame luminescenti sembrano squarciare i muri per donare emozioni ma anche turbamenti pulsanti, che da naturali si fanno artificiali, persino cinematografici. La luce, sia spirituale sia tecnologica, torna al centro della progettazione e della sperimentazione, del dibattito e del confronto. Ma non solo, la luce si fa percorso narrativo.
La luce è al centro delle novità del Salone del Mobile.Milano 2023, dal 18 al 23 aprile, che si dispiegherà su un unico livello espositivo della Fiera di Rho per rendere più semplice e fluida l’esperienza di visita. Il nuovo layout di Euroluce, infatti, ruoterà intorno alla persona e alla sua fruizione della manifestazione grazie a un percorso ad anello, smart e intuitivo. Inoltre, gli spazi della biennale della luce, oltre alla presentazioni delle novità più innovative del settore, saranno arricchiti da una proposta culturale stimolante che spazierà dall’architettura all’arte. Mostre, talk, workshop e installazioni site specific inviteranno quindi a fermarsi e lasciarsi illuminare, appunto, da una conoscenza interattiva e interdisciplinare.
The city of Lights è il concept del ricco e variegato progetto (multi)culturale curato da Beppe Finessi. Tanti gli autori coinvolti che, grazie al confronto tra le loro diversità progettuali, linguistiche, estetiche e teoriche, permetteranno di sperimentare prospettive inesplorate e vivere esperienze, anche contraddittorie, che avranno per soggetto – e per oggetto – la luce. In programma cinque mostre e una grande installazione site specific, a cui si aggiungono dodici intermezzi architettonici-allestitivi ideati dallo studio Formafantasma per riposarsi.
Nel ridisegnare il percorso espositivo, gli architetti di Lombardini22 si sono chiesti “Come illuminare Euroluce?”. E la risposta è stata semplice ma geniale: “Spegnendo tutto!”. Il nuovo layout è infatti concepito per essere una sorta di scatola buia in cui la luce, tra emozione, tecnologia e poesia, mette in mostra se stessa negli stand delle aziende espositrici.
Ma Tracce luminose solcheranno il panorama culturale italiano anche prima della Milano Design Week. A Trieste, dal 3 marzo al 4 aprile, infatti, gli spazi espositivi di Palazzo Costanzi ospitano l’affascinante, a tratti inquietante, mostra fotografica di Stefano Tubaro. A caratterizzare le 50 opere esposte l’uso – teatrale – della luce artificiale in contesti architettonici e abitativi fatiscenti.
Se i Contrattempi ritraggono edifici dismessi trafitti da luci psichedeliche, le immagini della serie Contrazioni esplorano gli interni, ambienti domestici rurali o locali industriali spogli. Le porte delle stanze labirintiche si aprono su androni e corridoi deserti. Tra macchie di luci variopinte e profonde ombre liquide si scorgono angoli non più abitati, dove a sopravvivere sono alcuni arredi in disuso.
“[…] hanté: ricorro a questo termine francese perché non ne esiste, in italiano, uno altrettanto appropriato ed efficace” scrive Ezio Sinigaglia in Sillabario all’incontrario, TerraRossa Edizioni, che, spiegandoci questo vocabolo intraducibile, sembra descrivere le sensazioni che pervadono, o forse suscitano, le opere fotografiche di Stefano Tubaro. “A volte lo si può tradurre con ‘stregato’, ma non significa stregato: molto più sobriamente, hanté significa abitato, non però abitato da persone o da animali: abitato in quel modo specialissimo e fluttuante, inverosimile e instabile, che è proprio di spiriti e fantasmi: abitato è troppo lieve, infestato troppo greve, stregato fuorviante, incantato eufemistico, ossessionato, assillato, perseguitato tutti arbitrariamente spregiativi”.
”Gli abitanti di una dimora hantée sono insieme leggeri e ossessivi, carezzevoli e assillanti, persecutori e incantevoli: sono streghe e fate, mettono paura e mettono coraggio, respingono ed attraggono e soprattutto, soprattutto, ci sono e non ci sono” conclude Sinigaglia. Spazi mutevoli e cangianti, magnetici e conturbanti, tetri e insieme stupefacenti, sempre palpitanti. Come la luce che li abita.
Claudia Foresti
(articolo pubblicato sul magazine “The Book conctract + design” n°16, aprile 2023, Milano)